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Viaggi nella memoria
RICORDI DEL PEMPO PASSATO: "U MEGU" TRAVERSA
Testo di Mario Corso, pubblicato su “A Vuxe de Cà de Puiö” n. 5, dicembre 1986, pp. 23-25.
...Tra le persone del vecchio San Bartolomeo, che hanno lasciato una traccia nella memoria di quanti le hanno conosciute, o anche di chi ne ha soltanto sentito parlare dai più anziani, penso che il primato che tocchi senza dubbio alcuno a "u megu" Traversa; infatti egli, nella sua lunga permanenza tra di noi in veste di medico condotto, ebbe modo di lasciare un ricordo indelebile per la grande carica di umanità, l'onestà e lo scrupoloso impegno profuso sempre nel suo difficile compito.
...A testimonianza del buon ricordo, che lasciò tra di noi, e della riconoscenza dovutagli, giustamente, come tutti sanno, gli venne dedicata una strada, la via Dott. Traversa.
...Chi era, e come era, questo dottore che lasciò tanta traccia di sè nel vecchio San Bartolomeo?
...Il dott. Fedele Traversa, piemontese, era nato a Torino l'8 settembre 1869, si laureò presso la facoltà di medicina dell'Università di Torino in data imprecisata, ebbe il suo primo incarico presso l'ospedale del Cotolengo sempre in Torino. In seguito risultò vincitore del concorso per medico condotto del Comune di San Bartolomeo del Cervo (allora si chiamava cosi) e fu a questo punto che si trasferì nella nostra località. In un primo tempo si sistemò in una palazzina sulla via Aurelia, allora via Genova; solo in seguito si trasferì a Diano Marina, pur rimanendo sempre medico condotto del nostro comune (a Diano aprì uno studio, essendosi guadagnato nel frattempo una buona clientela anche colà.
...Quando incomincio ad inquadrarlo nei miei ricordi naturalmente era qui da parecchi anni, e si era trasferito a Diano ormai da un pezzo. Lo vedevo passare tutte le mattine, quando mi affacciavo sulla strada, mentre si accingeva al giro delle visite domiciliari, composto sulla bicicletta, con pedalata sempre regolare, pacata, ma non lenta. Un uomo non molto alto, dal volto energico e severo sempre correttamente vestito di grigio, più raramente di scuro, camicia bianca, colletto inamidato come usavano allora le persone di riguardo, cravatta sobria, mai a colori sgargianti, cappello di foggia classica intonato all'abito e scarpe a stivaletto; completava il tutto, superfluo dirlo, il classico panciotto (il gilet) indispensabile specialmente per un dottore, dato il gran numero di taschini che questo indumento offre per l'orologio, il termometro ed altri piccoli strumenti.
...Quando si toglieva il cappello si scopriva un'ampia pelata, con i superstiti capelli, sul grigio, posti a corona tutt'intorno, che conferivano ancora più austerità alla sua figura.
...Il suo abituale mezzo di trasporto era la bicicletta, ed egli con qualunque tempo, sole o pioggia, faceva il giro dei suoi malati di casa in casa, ed in casi preoccupanti non esitava ad intervenire anche più volte in un giorno e se occorreva anche in piena notte; nel caso di pioggia indossava un ampio mantello impermeabile, corredato di cappuccio fermato sotto il mento, così ampio, il mantello, che arrivava comodamente a coprirgli le braccia fino alle mani, appoggiate al manubrio. Quando non pioveva ma la temperatura era molto fredda, subentrava un altro mantello altrettanto ampio, ma questa volta di panno, di colore scuro, assai comodo per chi va in bicicletta.
...Le strade allora non erano ancora asfaltate, è facile immaginarsi il fango in caso di pioggia ed il polverone col bei tempo. Per il fango si provvedeva cospargendo la sede stradale di ghiaione, che andava bene per i carri, ma chi procedeva in bicicletta doveva destreggiarsi sullo stretto passetto a fianco della carreggiata, che i cantonieri cercavano di tenere sgombro dai sassi che schizzavano al passaggio dei veicoli. Quanto alla polvere non restava altro da fare che cercare di respirarne il meno possibile, per fortuna le automobili, allora non erano molto frequenti. La condotta di S.Bartolomeo, tenuto conto delle frazioni e delle varie borgate era molto estesa e, con le strade descritte qui sopra, era senz'altro assai faticosa. Nonostante ciò il dott. Traversa era sempre pronto ad intervenire quando necessitava la sua opera, a tutte le ore e con qualunque tempo.
...L'assistenza sanitaria era piuttosto lacunosa, in quegli anni, il ricovero in ospedale veniva effettuato solamente nei casi molto gravi, dato la spesa piuttosto gravosa che comportava, essendo pochissime le categorie assistite dalle mutue dell'epoca. È perciò che buona parte dei malati venivano curati a casa loro; visita del dottore, prescrizione delle medicine e corsa a Diano, alla farma cia, era la nomale sequenza in questi casi, era però molto parco nell'ordinare medicinali, egli infatti conosceva bene i suoi polli e sapeva che in molti casi con un buon brodo di carne e qualche uovo avrebbe ottenuto miglior risultato; erano tempi di lavoro duro e di povertà, senza dubbio, ma qualcuno si illudeva, magari per un malinteso senso del risparmio, di campare con una manciata di bietole e il solito "cundiùn". In questi casi "u megu" Traversa andava su tutte le furie e faceva loro delle memorabili lavate di testa.
...Sapeva individuare bene i casi di vero bisogno, ed allora cercava di agevolarli in ogni modo, intervenendo anche personalmente per le medicine.
...Era significativo il fatto che egli, malgrado questi disagi, queste scomodità, si presentava nelle case dei suoi pazienti, sempre perfettamente in ordine, sempre irreprensibile nell'aspetto, segno di una spiccata personalità.
...Dai modi bruschi, burbero, da sembrare a volte addirittura scortese, si rivelava invece, praticandolo, di una sincerità e di una schiettezza assolutamente fuori del comune, cosa che lo rendeva estremamente simpatico a tutti, anche a quelli che aveva poco prima aspramente rimproverati per averli sorpresi a disobbedire alle cure che aveva loro prescritte. Possedeva infatti quel dono, privilegio di poche persone, di dire schiettamente come la pensano, senza che l'interlocutore abbia ad offendersi.
...Sarebbe compito improbo, enumerare gli episodi di abnegazione e di altruismo che contrassegnarono la sua presenza come medico condotto in questa nostra località. Ne è la migliore prova, il fatto che dopo tanti anni, la sua figura rimane ancora ben viva nel ricordo dei più anziani.
...Ha certamente contribuito ad aumentarne la popolarità quel suo modo di scagliarsi senza mezzi termini, contro tutte le forme di ipocrisia e di malafede. Non parliamo poi, dell'avversione che manifestava nei confronti delle medicone (ed era ben comprensibile in un dottore) che "segnavano i vermi ai bambini, i ganuelli" ed altri malanni; bisogna dire che a quei tempi, esse incontravano ancora, in certe frange meno evolute, un certo credito. Però "u megu" le metteva impietosamente alla berlina, loro e i creduloni che ricorrevano alle loro magie concludeva qualificandoli ignoranti!
...A tale proposito si raccontava che in una certa occasione, sanguinante ad una mano in seguito ad una caduta dalla bicicletta, sulla strada sconnessa, fu avvicinato da una premurosa donnetta, che gli sconsigliò di applicarsi sulla ferita, una ragnatela, "dumàn scià u l'è bellu guaìu" non pensando, l'incauta, che stava consigliando proprio il dottore. Certamente le orecchie dovettero fischiarle per parecchio tempo.
...Degli scontri che sosteneva con i parenti dei malati e con i malati stessi se ne potrebbe parlare all'infinito, ma ne racconto uno per tutti.
...Visitando all'improvviso un suo malato (ogni tanto compiva queste sorprese) convalescente di una grave malattia intestinale che doveva riprendersi con molta cautele, con una dieta a base di leggeri brodini, lo sorprese che si stava rimpinzando di biscotti, con a portata di mano il bicchiere col "dito" di marsala che doveva fargli forza, tutto con l'assistenza della madre premurosa e trepidante. Andò su tutte le furie e non trovandosi tra le mani altro che il cappello, che si era tolto entrando, li prese a cappellate entrambi, scaraventando via biscotti e bicchiere.
...Passata, la buriana, spiegava loro pazientemente, ma sottolineando bene le parole, i pericoli di queste trasgressioni, e li lasciava persuasi a non farlo più. In apparente contrasto con il suo carattere ruvido, si scopriva invece che possedeva uno spiccato senso dell'umorismo, e quando se ne presentava l'occasione aveva battute sempre azzeccate e anche assai pepate.
...Penso che pochi siano al corrente del suo hobby preferito: la pittura, che praticava a livello dilettantistico, naturalmente, nel pochissimo tempo libero di cui disponeva, praticamente nel breve periodo di ferie che si concedeva ogni estate.
...Ho qualche ricordo in proposito, ricavato da alcune cartoline che egli inviava ad una famiglia di suoi amici, bagnanti presse i miei genitori, e che loro poi mi regalavano per giocare; ero allora un ragazzetto, erano vedute di Ceresole Reale molto pittoresche ed evidentemente egli si ispirava a quei luoghi per i puoi quadri. Il suo soggetto preferito era infatti il paesaggio; se ne poteva vedere gualcuno nella sala d'aspetto del suo studio di Diano. Sempre a proposito di questa sua passione ricordo, altresì che aveva notato nel "scitu" coltivato da mio padre un campo di carciofi nel periodo in cui la pianta è completamente secca e su di ogni stelo spunta quel caratteristico fiore azzurro, e si era proposto di ricavarne il soggetto per un suo quadro, manco a dirlo, non riuscì mai a trovare il tempo necessario.
...Il dott. Traversa si sposò in età non più giovanile, con una signorina piemontese pure lei, precisamente Paola Laiolo dei Conti di La Morra, conosciuta a Diano Marina, dove la ragazza si trovava in villeggiatura ed a causa di qualche piccolo malanno fu sua occasionale paziente; nacque così la simpatia che si concluse rapidamente nel matrimonio (non mi è riuscito sapere in quale anno), dall'unione nacquero quattro figli, tre maschi e ultima una femmina. Il 2 marzo del 1931 in Diano Marina, sua residenza ormai da anni, moriva in buona età, il dott. Fedele Traversa, lasciando largo rimpianto in tutti coloro (ed erano molti) che ebbero modo di apprezzarne l'altruismo e la bontà d'animo che sempre lo distingueva, anche se manifestata, secondo il suo carattere in maniera un pò ruvida; ma la gente ormai lo conosceva a fondo e gli voleva bene così com'era.
..."U megu" Traversa per tutto questo è stato un personaggio irripetibile, direi quasi leggendario, il cui ricord" persiste tuttora in chi lo conobbe personalmente ed anche in chi ne sentì solamente rievocare le doti e qualcuno dei numerosi episodi di cui fu protagonista.
........................................................................................................... Mario Corso